Premessa:

la domanda

  • ad oggi gli ospiti ucraini in fuga dalla guerra giunti in Italia sono oltre 70000, 40/50% donne e altrettanti bambini e ragazzi fino a 16 anni, scappati da città medie o grandi, probabilmente di ceti borghesi e di cultura almeno media;
  • per oltre il 90% oggi sono ospiti di famiglie e non sono passati da una struttura pubblica se non per smistamento;
  • sono attesi arrivi di 500.000 o più, con analoghi rapporti donne/bambini, per la maggioranza dei quali probabilmente si porrà il problema di un’ospitalità non in famiglia;
  • comunque oltre il 90% conta di rientrare appena ci siano le condizioni;
  • anche se la guerra non durasse a lungo, i rientri probabilmente saranno complessi e non immediati, quindi è sensato pensare a un anno di servizi necessari per 4/500.000 persone, di cui la metà ragazzi in eta scolare (quasi tutti nel ciclo dell’obbligo);
  • di questi circa 60/70000 sono attesi in Piemonte, e la metà nel torinese, dove arriveranno oltre 15.000 donne e altrettanti bambini (una quantità simile a quella dei bambini stranieri oggi presenti nelle scuole del primo ciclo a Torino).

L’offerta di ospitalità è variegata ed efficace per quanto riguarda i primi effetti e l’assorbimento del trauma, ma non pare coordinata, articolata come è in mille iniziative del III settore e da alcune presenze istituzionali.

Anche per il quadro delle informazioni logistiche fondamentali paiono efficienti i siti della prima accoglienza, che agiscono a livello nazionale

JumaMap

UNHCR Italy

Invece sono pochissimi i servizi proiettati al periodo post-emergenza, quando le ospitalità momentanee si devono assestare, la mancanza di lavoro e di denaro si fa sentire, i bambini si sono rinfrancati ma non sanno cosa fare, non capendo l’italiano e poco l’inglese (sia i giovani ucraini che i giovani italiani).

Perciò serve coprire il periodo post emergenza, offrendo non solo i numeri e i luoghi di pronto soccorso, quanto quelli dove poter trovare compagnia per i bambini e per gli adulti anche al di là della lingua, dove trovare un supporto per rintracciare la propria identità pensando a quando riprendere la vita nei luoghi da cui si è venuti via.

In questo senso è interessante la circolare del Miur sulle modalità di accoglienza nelle scuole, dove si articola il modo di accogliere i ragazzi anche in funzione della loro autonomia culturale e della possibilità di raccordarsi alla loro storia scolastica e non di imporre la nostra.

Per fare fronte alle esigenze di questo periodo intermedio è pronto Atlasfor Ucraina:
mappe on line interattive per aiutare a migliorare l’ospitalità dopo la prima emergenza.
Atlasfor Ucraina è una versione in ucraino (e in inglese), di Atlasfor, una webapp gratuita che consente di avere sul cellulare:

  • la mappa della città in cui si è ospiti con schedine di spiegazione dei servizi che possono essere utili (non solo per la prima necessità ma anche per una permanenza di adulti e ragazzi più lunga ad es. per lo sport, la musica, i punti di incontro, i mercati e i commerci dedicati, i trasporti etc.),
  • una mappa di presentazione funzionale e storico-culturale molto sintetica della città in cui si è ospitati, comprese le aree periferiche.

Inoltre gli interessati possono accedere a un gruppo autogestito (monitorato da un tutor) in cui ciascuno può inserire direttamente, localizzandole su Atlasfor:

  • informazioni, problemi, opportunità dei quartieri o paesi in cui si trova ora;
  • immagini della propria città di provenienza, con un breve commento.in modo da formare un Atlasfor dell’Ucraina a cui tornare, dove ciascun rifugiato presenta al mondo casa propria (come l’ha lasciata).

Atlasfor Ucraina è un servizio che si attiva gratuitamente dai primi di aprile a Torino e Genova, e
si può estendere a
tutte le città europee interessate (è opportuno che sia l’amministrazione locale a promuoverlo).

Nelle città in cui si attiva Atlasfor Ucraina occorre:

– stabilire una collaborazione con i comuni, le scuole, le università, le associazioni del III settore che si occupano del problema per gli aspetti culturali e sociali, studiando insieme come ottimizzare l’uso e implementare i contenuti dell’atlante.

Ad esempio, Atlasfor può servire per inserire i ragazzi nei gruppi di allenamento dei diversi sport adolescenziali, e/o per le DAD a cui si dovrà ricorrere per chi deve compiere il proprio ciclo di studi in ucraino, e/o per costruire un sito di presentazione dell’Ucraina in Italia, con l’apporto dei racconti di chi è fuggito.

– coinvolgere chi si sta occupando della prima accoglienza e tutti gli altri soggetti che possono innescare il passaparola per far conoscere Atlasfor a tutti i rifugiati per la lunga e incerta fase successiva, quando si sono superate le prime necessità e si deve affrontare un esilio, in cui campare il più normalmente possibile, avendo in cuore il ritorno e la ricostruzione.

– coinvolgere chi mette a disposizione servizi perché faccia la scheda da mettere su Atlasfor, presentando la propria offerta, con tutti i riferimenti (indirizzi di luogo e di web, orari, specifiche dell’offerta etc.) e segnali eventuali novità. E’ un compito che costa meno di mezz’ora.

– incaricare almeno un tutor per ogni grande città, che sia bilingue italiano/ucraino e che si faccia carico di tradurre le offerte man mano che arrivano e di amministrare la parte del sito interattiva (per evitare che girino informazioni fasulle, compromettenti etc.).

https://atlasf.eu/s/toforucraina

« »