Pochi se ne sono accorti ma l’ultimo quarto del 1900 è stato un susseguirsi di rivoluzioni culturali per la gestione del territorio: certo l’urbanistica delle città va in crisi, ma avanza la stagione dell’interesse per l’ambiente e dopo quella della valorizzazione del paesaggio; dopo la riscoperta dei centri storici si riconoscono i valori del mondo rurale, e poi ancora delle aree lasciate alla natura. Nuovi sguardi illuminano i luoghi a partire da discipline specialistiche poco frequentate sino ad allora: come la storia urbana, l’ecologia, la percezione del paesaggio.
Roberto Gambino, protagonista di quegli anni, con una militanza scientifica ininterrotta e puntuale ha riunito e spinto a nuove sfide l’intero fronte variegato di chi si occupa del nostro abitare.
Studioso che ha sempre curato la connessione tra ricerca e sua applicazione, Gambino ha lasciato oltre 300 interventi in forma di relazioni a convegni, articoli, lezioni.
È proprio questa “letteratura grigia”, con scritti dedicati ad occasioni specifiche, che mostra la grande attualità della strategia intellettuale, tesa a inserire in un sistema utile per tutti le innovazioni che vengono da specifici settori. Gambino, incrociando nuovi paradigmi e criteri di valore, chiama ciascuna disciplina a mettersi in gioco, per sperimentare un’integrazione ricostituente in altri settori.
Il complesso degli interventi di Gambino letto nel suo insieme rivela un sistematico incrocio su un nodo metodologico e quasi etico: gettare ponti tra le scienze, tra storia e territorio, tra teoria e pratica applicativa, tra conoscenza e progettualità. E’ una cifra che motiva e dà forza alle battaglie culturali che Gambino anima in sequenza, decennio dopo decennio. Così propone di assumere la metodologia delle reti ecosistemiche per la valorizzazione del patrimonio culturale, di prendere i termini della Convenzione europea del paesaggio per ripensare le scelte fondamentali del disegno delle città, e viceversa di attivare la progettualità della pianificazione per far uscire le strategie di tutela ambientale dalla dimensione solo vincolistica. Sono cantieri intellettuali con decine di studiosi e di tecnici, che Gambino ha portato a discutere e a sperimentare ogni volta e in modo integrato nel loro reale “atterraggio” su ambiti locali, in forma di piani e progetti.
Ogni Piano che ha coordinato è stato un laboratorio per applicare i risultati del dibattito internazionale sul tema, o viceversa per orientarlo su problematiche reali e politicamente rilevanti, dai piani per i centri storici degli anni 60/70 (Casale Monferrato, Asti,..), ai piani delle aree protette (Po piemontese, Colli euganei, Cilento e Vallo di Diano, Monti Sibillini,…), ai piani territoriali e paesaggistici (di regioni: Val d’Aosta, Piemonte, di province:Napoli, Venezia, Trento).
Fondazione Landscapefor raccoglie un’idea di ordinamento e pubblicazione che Gambino aveva impostato con Castelnovi prima di mancare. E’ un lavoro complesso, che attende ancora una sistematica curatela, ma che comunque è importante anticipare con i contributi ancora ”caldi” da considerare sul tavolo dei piani e dei progetti in corso.
Una prima antologia degli interventi di Gambino è uscita, curata e introdotta da Castelnovi per Editrice Bibliografica: Abitare bene il mondo: un progetto culturale. Interventi di Roberto Gambino.
Il libro, con l’indice inserito in questo dossier, individua tra grandi settori tematici che caratterizzano tre periodi di avanzamento di un pensiero complessivamente olistico e integrato: riferiti alla storia , all’ambiente naturale, al paesaggio.
Con la stessa ripartizione complessiva viene aperto sul sito il dossier su Gambino, con una ulteriore scelta di interventi a cui appena possibile si accompagneranno abstract e traduzioni e, successivamente, le altre selezioni per completare progressivamente la pubblicazione di tutto il materiale ordinato, per passare, appena si sarà in grado, ad una presentazione dei piani (nelle loro parti ancor oggi di interesse), adeguatamente collocati anche su Atlasfor.